DISCORSODel modo di conservare i grani
DEL PADRED. BENEDETTO CASTELLI
Ancorche io abbia sempre fatto maggiore stima delle conlusioni guadagnate con saldi, e ben fondati discorsi, che di quelle, che l'esperienza ci rende manifeste: dependendo quelle da piu alta, e nobile cognizione, cioe dall'intelletto, e queste da' nostri sensi, i quali bene spesso vengono da vari accidenti ingannati: con tutto ciņ quando noi siamo intorno a materie, le quali si devono ridurre alla prattica, massimamente con grosse spese, non ho giudicato mai ben fatto il fidarmi solo del semplice discorso, senza che prima un chiaro riscontro dell'esperienza non lo confermi; e perņ essendomi molti anni sono passato per la fantasia un modo, col quale si potrebbe conservare per lungo tempo il grano (impresa utilissima, non solo per l'abbondanza, ma ancora per le provisioni delle munizioni, che si sogliono fare nelle Fortezze, e per altro) ancorche la ragione assai probabilmente mi persuadesse, che il negozio sarebbe riuscito, in ogni modo non mi sono mai interamente quietato, fino a tanto che facendone l'esperienza, ho ritrovato, che questa fin ora, concorda molto bene con quella.
Dico dunque, che considerando io, che il grano si conserva comunemente dalla umana industria in due maniere principalmente, cioe nelle buche, e fosse sotterranee, ed anco sopra i granai: al primo aspetto mi parve strana cosa, che questi due modi tanto differenti, anzi contrarij fra di loro, potessero ambi riuscire; conciosiacosache il grano sotto terra viene a stare sempre all'umido, e nei granai sempre all'asciutto: quello sempre all'oscuro, e questo esposto alla diurna luce: quello non mai tocco dal vento, e questo ad ogni movimento d'aria soggetto: quello nel basso sotto terra sepolto, e questo nell'alto dalla terra lontano, e sollevato: quello raccolto in altezza di 12, e 14 palmi questo sparso, come comunemente si usa qui in Roma in altezza di un palmo, e mezzo, o poco piu.
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Fortezze Roma
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