Cosa che veramente mi quietò assai assai, restando maravigliato di così sottil modo di filosofare. Questo è quanto mi è occorso fin'ora con il suddetto Filosofo. Ma dopo abborrendo io di entrare in quel gran pelago di quelle innumerabili, ed a me assolutamente impossibili esperienze mi sono contentato di abbracciare quattr'altre solamente, oltre alla sopramentovata, dalle quali forse se ne potrà cavare qualche probabilità di certo mio pensiero intorno a questa materia. Due di queste esperienze sono da me già state fatte, e farò l'altre colla prima occasione, che io abbia un poco d'ozio, e di quiete. La prima di queste quattro è che io ho esposto il medismo mattone tinto come sopra al fuoco, e dopo avervelo lasciato stare per un poco di tempo colla faccia tinta verso il fuoco, lo levai, mettendo una palma della mano sopra il bianco, e l'altra sopra il nero con qualche difficoltà, ritrovai ch'era un poco poco più calda la parte nera, che la bianca: ed avendo imparato a cautelarmi per non ingannare me stesso, mihi applaudendo, chiamai uno di casa disinteressato, e di più fattolo chiudere gli occhi, e stendere le palme delle mani, gli applicai il mattone, si che una palma toccava il bianco, e l'altra il nero, ed interrogandolo da qual parte sentiva più caldo, ci fù bisogno di grande applicazione d'animo per fare il giudizio, mà finalmente giudicò, che era più calda la parte nera, che la bianca. La seconda eperienza fatta da me forse troppo alla grossa, e senza molte cautele fu, che io esposi al Sole il rovescio della faccia tinta del mattone, e dopo un par d'ore in circa avendo il caldo penetrata la grossezza del mattone, ritrovai assolutamente essersi riscaldato tanto il nero, quanto il bianco, se però, mihi applaudendo non mi fossi ingannato, e nell'una, e nell'altra esprienza; perche la verità è, che avanti, che io facessi le suddette due esperienze, di già m'erà imaginato che la cosa dovesse riuscire, come in fatti mi pare, che riuscisse.
| |
Filosofo Sole
|