Due altre esprienze mi restano da fare, e poi prometto a V. S. di mandarle certo mio pensiero intorno a questa materia, sottomettendolo alle sue correzzioni, da me stimate più che gli applausi de gli altri. Bacio le mani al Signor Peri, ed a V. S. Molt'Illustre fo reverenza.
Di Roma il 27. di Giugno 1637.
Di V. S. Molt'Illustre, & Eccellentissima
Devotiss. & Obligatiss. Serv. e Discepolo
D. Benedetto Castelli Abbate di Praglia.
Molt'Illustre, ed Eccellentiss. Sig. e Padron Colendissimo.
Vengo calunniato di aver trattato con poco termine quel Filosofo, del quale scrissi a V. S. Molt'Illust. ed Eccellentiss. a' giorni passati, ed in particolare quando l'introduco a rendere la ragione della conclusione vera, cioè che la parte nera del mattone si sentiva più calda, che la parte bianca, perche nella parte nera si ritrovava più caldo, che nella bianca. Qui basterebbe per difesa mia, che io dicessi che il fatto mi fù rappresentato in quel modo, e che tale era stata la sua risposta: con tutto ciò spero che V. S. ed il Filosofo stesso, e qualsivoglia altro, che vedrà quanto hò scritto in questa materia, conoscerà chiaramente, che non solo non ho detto cosa di vilipendio, e disprezzo suo, ma l'ho lodato nel miglior modo che hò saputo, e potuto: anzi dico resolutamente, che non credo che si potesse cominciare a filosofare intorno a quel quesito con più sodezza, e chiarezza. Ed io confesso, che dovendo ora rappresentare a V. S. quanto mi è sovvenuto intorno a questa materia, non posso fare meglio, che camminare per le pedate medesime di quel Filosofo.
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