Di codesti estratti abbiamo però sempre additato le fonti, affinchè chi diffidasse dell'opera nostra, potesse avervi il rimedio in mano. Ma è giusto che il lettore benevolo sappia a che veramente la fatica nostra intorno a ciò si ridusse: onde ne allegheremo un esempio. Si narra a p. 263 che un lattivendolo "tormentò il nemico, uccidendo alcuni cannonieri nell'atto che stavano per dare il foco". Chi avesse trascritto per intero l'originale, avrebbe aggiunto di più: che il lattivendolo "va distinto tra i più valorosi combattenti delle barricate, durante i cinque giorni". Il che ben s'intende, e non aggiunge alcun particolare al fatto; e perciò abbiamo espunto ogni siffatta prolissità laudativa, come ingombro alla mole e al dispendio del volume. Sia però detto che ci siamo presa codesta briga solo per le narrazioni, e non mai per i documenti; i quali, comunque verbosi e vacui, diamo sempre interi e genuini.
A risparmio di note, abbiamo segnato con diverso carattere quei tratti sui quali ci parve che la mente del lettore non dovesse lasciarsi trascorrere affatto inavvertita.
D'un medesimo fatto non abbiamo esitato a dare anco due e tre versioni, o perchè descritto con altro corredo di circostanze, o perchè le testimonianze e confessioni di stranieri o nemici ne parvero opportuna conferma alla verità. Alquanto rigidi siamo stati nel ripetere le lodi prodigate a quei tempi a certuni, e negate ingiustamente ad altri. Chi fu già lodato, ne sia contento.
Non tornerà forse gradito agli scrittori che la maggior parte delle narrazioni vennero da noi, per quanto si poté, spezzate a giorno a giorno.
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