V'è persino quella vena di scherno che accoppia nei grandi poeti Ettore e Tersite, Farfarello e Ugolino, Hamleto e Falstaff. - "Il barone Torresani è qui mezzo morto", - scrive la contessa Spaur dal Castello. Il conte Bolza, sopravvissuto a tante esecrazioni, vien salvato dalla ridicola bruttezza della sua spaventata figura. Chi non sorriderà del conte O' Donnell sul balcone di Monforte in coccarda tricolore? Chi non sorriderà del regio messo travestito da Giovannino? o del colloquio fra il commissario Bossi in abito di spada e Kadetzky seduto sulle macerie del ponte di Marignano?
E come in Dante e in Shakespeare qui tutti parlano quali li fece natura; stizzosi arciduchi e generosi operai; marescialli e podestà; soldati e donne; vigliacchi e valorosi. È un poema fatto da tutti, e scritto da tutti. È la dottrina di Vico controprovata da un esempio vivente e presente. E perciò questo centone, che per noi fu solo opera di devota e quasi servile pazienza, varrà facilmente più di qualunque opera d'ingegno si potesse poscia stillarne.
Udiamo che, prima d'uscire, questo volume ha già gli onori della proscrizione, anche in Piemonte. Pur troppo v'ha in certuni irrefragabile fratellanza di odii e d'amori col nemico d'Italia; ma li avremmo stimati astuti tanto da dissimularla.
31 maggio 1851.
I
Si fanno stupore l'Azeglio ed altri come l'Austria, in trent'anni e più, non sia pervenuta a spegnere nei nostri popoli l'animo italiano. Con che vengono quasi a significare che l'Austria non volle o non seppe operare con quant'efficacia poteva, e che con più diuturno proposito ben potrebbe sperare compimento all'impresa.
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