Nč sarebbe mancato adulatore che dicesse esser quello un voto consegnato da cinque secoli nella Monarchia di Dante.
Ma quell'Austria federale che aveva potuto nello stesso tempo governare le Fiandre col consiglio di vescovi intolleranti, e Milano con quello di audaci pensatori, e regnare in Ungaria col libero voto di genti armate, erasi estinta con Maria Teresa. Gią con Giuseppe di Lorena erano tese d'ogni parte le stringhe dell'aulica centralitą. E dalle Fiandre fino alla Transilvania, cominciarono a riluttare con insoliti tumulti le popolazioni. Nelle guerre napoleoniche, il governo austriaco si compose ognora pił a dittatoria rigidezza; mentre colla perdita delle pił remote appendici, e coll'usurpazione di Salisburgo, di Trento, della Venezia e della Valtellina, erasi meglio spianato il campo a materiale unitą. Per farsi strettamente una, l'Austria doveva preferire una lingua fra dieci: elevare a dominio una minoranza: configgere sul letto di Procuste tutte l'altre nazioni. Da quel momento, ella s'avvinse a una catena d'inique necessitą, che la trassero di grado in grado agli eccidi della Galizia e ai patiboli dell'Ungaria. In cospetto ai quali, č poco il dire ch'ella tolse alle provincie italiane le armi, la bandiera, il pubblico onore e la privata sicurezza. Ogni passo ch'ella faceva dietro il sogno dell'unitą, addolorava e inimicava un ordine di cittadini; destava in tutti il fremito del sangue italiano. La coscienza nazionale č come l'io degli ideologi, che si accorge di sč nell'urto col non io.
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