Ed il benigno vicerè, per prima accoglienza ai devoti preghi del Nazari, comandava alla polizia di tendergli i suoi lacci. No, non poteva l'Austria tollerare alcuna supplica; perchè non poteva fare alcuna concessione, senza infrangere il fatto ch'erasi imposta d'inesorabile unità.
Vacillavano intanto le finanze austriache sotto il peso assiduo dell'esercito stanziale, ch'era oggimai l'unico vincolo tra le ripugnanti membra dello stato. Anzi una necessità ogni di più imperiosa ingiungeva che l'esercito d'Italia, da 36 mila uomini che contava nell'agosto 1847, fosse recato a ben 73 mila al 1º febraio, e cresciuto poi, nel corso di quel mese e del seguente, fin oltre 80 mila. Ed era ancor poco ai generali, a cui pareva affogare tra le popolazioni, da loro stessi rese unanimi nell'ira. Anelavano essi a invadere gli altri stati italiani, a impedire che Roma armata divenisse caposaldo alla nazione, a impedire che la sollevazione di Sicilia si propagasse in terraferma. E avevano calcolato che per fare una spedizione anche con soli 26 mila soldati, erano costretti di lasciare alla custodia di Milano soli 6 battaglioni: soli 4 all'immenso circuito di Venezia, che ha 70 punti fortificati: 1 solo nell'armigera provincia di Brescia: 1 in quella di Bergamo: 1 in quella di Como: tre battaglioni adunque in tre montuose provincie che fanno più d'un milione d'abitanti! - Di cavalleria avrebbero dovuto lasciare soli 4 squadroni in Milano: 1 nel resto delle provincie lombarde: mezzo squadrone in tutta la Venezia!
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