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      S'egli aveva infamato i suoi padroni col carcere duro, quelli aggiunsero le fucilazioni, la mitraglia, l'acqua ragia; profanarono il sesso col bastone. Se prima le vessazioni auliche avevano alienato all'imperio i cittadini, ora le rapine e le crudeltą vilissime gli resero avidi di vendetta, digrignanti, implacabili. Se prima sarebbersi appagati a impetrare di quando in quando una regale cortesia, un raddrizzo amministrativo, ora anelano a spezzare e atterrare ogni reliquia dell'antica maestą.
      Le avite libertą ungariche erano un nodo in cui si intrecciavano con ineguali patti pił stirpi fra loro non amiche. Anche quel vincolo ora č troncato. I laceri brani non debbono pił essere Ungaria, e divenire Germania non possono. Intanto nello scomposto imperio le innate affinitą chiamano a sč le genti slegate e oscillanti. Di qua l'Italia appella le sue; e se ne riscuotono anche Trento e Trieste; di lą chiama le sue la Germania; d'altra parte l'Illiria, la Dacia, la Polonia, l'indomita Ungaria. La Russia ride; e soffia nel foco; e batte assidua il cuneo della centralitą viennese, per dirompere e sfaldare le male assortite agglomerazioni. Ad alcune tribł fa sentire il congenito suono della sua lingua; ad altre aggiunge il fąscino della religione; ad altre le lusinghe della corte, e l'ammirazione dell'immane sua grandezza; a tutte inspira colla mano degli aborriti marescialli il furore di nuovi destini. Essa fa di pił; pone la ferrea mano sul caposaldo di tutto l'intreccio. Perocchč chi erano infine gli uomini che avevano abusato, in odio alle nazioni, l'aulica onnipotenza?


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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