Ma giudicammo altresì necessario raccogliervi intorno quegli altri fatti e scritti che potevano rischiarare appieno i preliminari della rivoluzione.
Di sommo momento a tal uopo ci parve una cinquantina di documenti diplomatici, che abbiamo attinto agli atti del parlamento britannico. E sono alcuni di Metternich, altri di Palmerston, di Guizot, di Nesselrode e dei loro incaricati in Torino, Venezia, Milano, Firenze, Roma, Napoli, Ancona, Ferrara, onde si palesa quali governi stranieri avversassero ogni provvidenza e giustizia in Italia, e quali più o meno tepidamente le favorissero.
Di eguale importanza all'uopo nostro ci parvero i documenti in parte inediti delle rimostranze fatte in quel tempo dai magistrati e dai corpi scientifici, nonché delle pertinaci negative date dalle autorità straniere.
È poi a notarsi che i generali austriaci si valevano senza secreto di qualche gazzetta estera, sì per inculcare alla credula Europa la necessità delle violenze che commettevano, sì per associare ai loro odii e alle loro cupidigie la vanagloria germanica, sì, finalmente, per provocare la gioventù italiana con parole quasi di sfida. Le quali, per verità, non furono ultimo incentivo dei fatti che seguirono. Insieme a questi scritti degli austriaci collochiamo alcune carte smarrite poi nella loro fuga; le quali dimostrano vie più il loro animo, mentre palesano lo stato del loro esercito, e i disegni che fin d'allora avevano d'invadere la rimanente Italia.
Per egual modo si pubblicavano allora dall'opposta parte nei nuovi giornali toscani, romani e piemontesi tanto gli appelli, gli inviti e le proteste che si venivano facendo dai promotori della rivoluzione, quanto le notizie delle dimostrazioni e degli altri fatti con cui manifestava il popolo il nuovo ardore ond'era compreso.
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