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      Per poco che si consideri, questo è fuori d'ogni dubio, che le forze belliche del nostro popolo non vennero, nemmeno in quei prodigiosi giorni, attuate se non nella minor loro parte. È certo anzi, che vennero raffrenate da quelle medesime influenze che parevano fomentarle. Quella successione d'eventi fu diversa nel suo complesso anche da ciò che parve a coloro stessi che vi ebbero maggior mano, i quali, assorti da quanto compievasi intorno a loro, non seppero ciò che a breve distanza accadeva.
      Si è narrato nell'altro volume, come in Milano i più autorevoli sommovitori mirassero quasi solo a far dimostrazioni. Agitavano Milano, per agitare col pericolo e collo strazio di Milano la Liguria e il Piemonte, onde col fremito popolare suscitar le ambizioni ad un tempo e i timori del re, volendo essi trascinarlo a regnare in Milano e stabilire, a loro potenza e gloria, una corte in Milano, poco importa se di voglia sua e de' suoi, o di necessità. Ma l'agitazione, che in mano a siffatti uomini sarebbe stata teatrale e vana, divenne verace e potente per opera di Radetzky. Il quale, colla nuova arroganza da lui permessa all'esercito, e colle sanguinose provocazioni, aveva esaltato nei popoli il senso della nazionalità, unica forza rivoluzionaria che fosse allora in Lombardia. Solo da pochi mesi aveva cominciato il popolo a presentire tutta la santità de' suoi diritti. Il nome di Pio IX aveva congiunto in uno la coscienza del fedele e quella del cittadino, le quali una dottrina sacrilega e vile aveva da tanti anni messe a contrasto.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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