E che faceva intanto il consiglio dei generali, adunato nella cancelleria militare presso il Castello? Se l'animo loro fosse stato di conservar fedelmente al principe il più forte de' suoi regni, avrebbero dovuto lasciare che il governo civile e i magistrati urbani ventilassero fra loro le questioni d'ordine e di polizia: incasermare i militari, o meglio, accamparli in massa: domandare i viveri al municipio: evitare ogni conflitto, o avvenuto dissimularlo: non combattere se non per necessità, e da uomini onorati e umani: bellum iustum, pium. Poichè avevano gettato ai popoli tante minacce e tante sfide, qualcuno poteva spendere infine una parola di pace. Che se a questo passo ripugnava la superbia militare, dovevano farne interprete il governo civile, o quelle stesse congregazioni centrali che il sovrano allora aveva promesso di chiamare a consiglio.
Nulla di tutto ciò. L'interesse dello stato non era quello dei marescialli avidi d'oro e d'arbitrio. Passò tutto quel giorno, senza che una parola onesta uscisse ad ammansar le ire che fremevano in tutti i cuori. Le novelle di Vienna furono gettate villanamente ai popoli, aride e nude quali il telegrafo le aveva sillabate. - "La presidenza dell'imperiale regio governo si fa un dovere di portare a publica notizia il contenuto d'un dispaccio telegrafico, in data di Vienna 15 corrente". - Le congregazioni centrali dovevano adunarsi pel 3 luglio. Perchè non prima? Perchè non subito? A un popolo, da tant'anni deluso in ogni suo voto, quell'appuntamento, dato il 15 marzo pel 3 di luglio, parve una derisione.
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