Sul far della sera, una pattuglia di croati conduceva in Castello un giovane: e siccome si opponeva resistendo coi pugni, lo strangolarono; e lo appiccarono sopra una lampada: i generali ed officiali ridevano
. E un antico officiale austriaco confessa che qualora si trattasse di violenze e rapine: "chi per rendersi più beneviso alla truppa, chi per sfogare il suo odio e dispetto contro la canaglia latina, faceva mostra di non vedere, quando non incoraggiava". Ed era a sì basso fine ch'erasi instillato alla soldatesca il sospetto che ogni cibo che provenisse dai cittadini fosse avvelenato; e affettavasi perciò di far pregustare a' fornai il pane che si toglieva pei soldati; e già da molti mesi prima eransi fatti incatenare in varie caserme i manubri delle trombe dell'aqua, come se fosse avvelenata.
Ma il sommo atto della militare vendetta doveva cadere sulli agitatori del popolo, che il maresciallo imaginava già costituiti in governo provisorio nel palazzo municipale; anzi imaginò e scrisse quel dì d'aver visto i loro proclami: "Allora mi furono spediti proclami di un governo provisorio, la cui sede era stabilita nel palazzo municipale". Benchè il Broletto fosse nell'isola attigua alla Cancelleria Militare, e lontano di là nemmeno duecento passi, narrano gli scrittori austriaci, che: "le truppe del general Wohlgemuth consumarono quattro ore a sgombrar le vie: assaltarono il palazzo alcune compagnie del Baumgartten, del Reisinger e delli Ogulini; indarno si sforzarono i zappatori di quei reggimenti d'abbattere le porte; ed erano quasi tutti morti o feriti, quando i pochi superstiti, aprendo una bottega di rimpetto, v'introdussero un pezzo da 12, i cui colpi sfondarono il portone".
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