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      A frenare quelle turbe indisciplinate non valeva la presenza d'un maggiore de' croati Ottochan; nè meglio valeva la presenza del delegato; nè quella di sua moglie circondata dai figliuoletti. Il maggiore dichiarava tutti prigionieri di guerra; domandava l'immediata consegna delle armi; e non è a dirsi la sua meraviglia, allorchè vide colli occhi suoi tutte le armi trovate non oltrepassare il numero di quaranta fucili". Radetzky nel suo rapporto a Ficquelmont tosto li moltiplicò in "un rilevante deposito d'armi" (ein bedeutendes Waffendépot).
      Andati sui tetti, e trovati quivi alcuni ragazzi, i soldati li precipitarono nella via; li usci cadevano sfondati sotto le scuri. Uno dei nostri, nelle strette della morte, dava qualche gemito: lo ferirono di baionetta. I prigionieri furono condutti in Castello, in fila, a due a due, preceduti e seguiti da cannoni e fra triplici file di soldati. Si minacciava loro la forca; i feriti che mal potevano camminare erano mandati inanzi, a calciate di fucili, o a pugni sul volto. Il Broletto rimase occupato dai croati. "Non è a dirsi qual mostra facessero di sè quei ceffi bruni, lordi di sangue, ebri di vino e di furore".
      L'istitutore Antonio Boselli non aveva voluto lasciarsi chiudere entro il palazzo: uscì coraggioso sulla via; ferito di baionetta, cercò riparo dietro una barricata; e poco stante due colpi di moschetto gli aprirono altre ferite: pure ebbe animo e lena di strascinarsi a casa: spirò con accanto la moglie e le due bambine.
      Tale fu la prima vittoria.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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