Ottomila uomini raccolti dalla campagna stanno per darvi la mano; le truppe straniere dimandano tregua: non lasciate tempo a discorsi. Coraggio! Finiamola per sempre. - L'Europa parlerà di voi; la vergogna di trent'anni è lavata. Viva l'Italia! viva Pio IX!" E i palloni volanti chiamavano gli amici, ch'erano fuori le mura: - "Fratelli! la vittoria è nostra; il nemico in ritirata limita il suo terreno al Castello e ai bastioni; stringiamo una porta tra due fochi e abbracciamoci".
Intorno a Milano, "sopra una fascia di dodici miglia, l'insurrezione era oltre ogni credere spettacolosa. Carri con su armati avviati a rifocillarsi o a combattere, volavano su e giù per gli stradali; bande di contadini dovunque s'incontravano; ed era uno stringersi la mano, un incoraggiarsi l'un l'altro, gridando viva Milano, viva l'Italia, che ci rapiva l'animo di meraviglia e di giubilo". Il presidio di Monza, chiamato a Milano, s'indugiò, perchè gli si negarono i cavalli di trasporto; sopragiunsero gli insurti di Lecco; si venne alle mani; un maggiore cadde ferito e prigioniero; i soldati deposero le armi. Il colonnello Kopal, ch'era a Varese coi cacciatori austriaci, partì a furia per Milano, ardendo parte de' suoi bagagli, abbandonando i distaccamenti sparsi lungo le frontiere, facendosi far promessa che si lascerebbe loro libero il passo. In quel mentre, una squadra di 250 croati che, assalita dai contadini presso Appiano, fuggiva per campi e selve, evitando ogni terra abitata, arriva anelante nella città di Varese, per deporre le armi, "tanto da non finire in mano a contadini". Giunge d'altro lato uno dei distaccamenti dei cacciatori; sono 200; invocano la fatta promessa; dimandano il passo.
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