Ludovico Frapolli, il quale potè veder molte delle cose che allora si maneggiavano alle spalle del popolo combattente, parla d'un regno d'Etruria, d'una lega di sei Stati italiani, d'un appoggio chiesto alla Francia contro il futuro regno dell'Alta Italia. E l'ammiraglio Baudin or ora rivelò come la casa di Toscana, parimenti col favore della Francia, contendesse alla casa di Savoia anche il trono di Sicilia. Ma questa essendo indagine che appartiene ad altro luogo, aggiungeremo solo che il granduca, non appena ebbe annunciato, il 21, d'adoperarsi "pel risorgimento d'Italia" e per secondare "lo slancio dei cuori", trivialmente dichiarò, il 22, d'occupare i territori estensi "provisoriamente e in linea di semplice presidio", considerando che la quiete e la sicurezza de' suoi domini potrebbe essere compromessa dai disordini che quivi si manifestassero. Questa bilingue politica del ministerio di Cosimo Ridolfi venne, indi a pochi giorni, seguita dal ministerio di Cesare Balbo. Dicevano i fiorentini antichi: tanto vale altri quant'altri.
Che faceva tra sì repentine risoluzioni il comitato albertino di Firenze? Favoleggiava che il regio suo patrono fosse già coll'esercito oltre Ticino. La Patria con imperterrita audacia asseriva: "Il Piemonte si rovescia sulla Lombardia; spedisce un corriere alla republica francese per avvisare ad entrare di concerto; tenete per certo che Carlo Alberto è entrato in Pavia; una lettera di Genova, giunta questa matina, porta a notizia che quattordici battaglioni piemontesi e quaranta pezzi di cannone sono entrati in Lombardia". E in data di Stradella del 22, a ore otto di sera: "La truppa piemontese ha fatto il primo ingresso in Milano, verso le due dopo mezzodì; e fu il corpo dei bersaglieri che vi entrò dalle mura".
| |
Frapolli Etruria Stati Francia Alta Italia Baudin Toscana Francia Savoia Sicilia Italia Cosimo Ridolfi Cesare Balbo Firenze Ticino Patria Piemonte Lombardia Carlo Alberto Pavia Genova Lombardia Stradella Milano
|