E il grande agitatore, Massimo Azeglio, che faceva intanto a Roma? Il 21, alla prima novella della eruzione di Milano, migliaia di volontari "diedero il nome": era come al tempo dei consoli antichi: nomina dederunt. Un testimonio di vista scrive: "Invano i moderati di qualunque paese, compreso l'Azeglio, tentarono di frenare quell'impeto".
Nè gli Azegliani di Bologna operarono altrimenti. "Al mezzogiorno (del 21), l'antiguardo dei finanzieri condutto da Tanari passò il confine estense; il rimanente con Zambeccari marciò indi a poco; e la compagnia di Medicina, dopo una tappa di 40 miglia senza prender riposo, ne formò il retroguardo. Alla sera, la colonna entrò in Modena. Gli altri rimanevano, per ordine del Bignami; Zanetti chiamò gli officiali all'ordine; e diede consegna di non lasciar uscire alcuno dalla cinta del forte (Forte Urbano). Intanto si spedivano da Bologna dispacci e corrieri al duca. Il Bignami ordinò pel mattino del 22 la contromarcia su Bologna". Ed anche la colonna di Zambeccari venne tosto richiamata.
Il governo ducale era ovunque in rotta; insurgevano Guastalla, Pontremoli, Avenza; ma rimase sventata la decisiva impresa che, prima del ritorno di Radetzky e Daspre, potevasi in poche ore facilmente compiere dai battaglioni di Modena e Bologna: l'occupazione di Mantova. Fu detto, che se erano certi d'entrare nella città, non erano certi d'entrare in Cittadella e in Pietole. Nessuno lo può dire; e ad ogni modo Cittadella e Pietole, senza la città, erano due forti, e non una piazza d'armi e di rifugio per un esercito disfatto.
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