Occupato il passo del Tonale, abbandonata Rocca d'Anfo, restarono libere sino al Tirolo anche le valli sopra i laghi d'Isčo e d'Idro. Ma il popolo di Brescia non sapeva sferrarsi dalle pastoie de' facendieri azegliani. Il nemico attendeva intanto da Verona un convoglio d'artiglieria; presso Rezzato, gli abitanti di quelle terre, alle 10 del mattino, lo accerchiarono e lo presero, con tutta la scorta di 180 soldati e officiali. In quel momento gli usciva incontro uno stuolo di dragoni; altri dragoni scorrevano la cittā; una batteria, fuori Porta Torrelunga, gettava palle e granate; la fanteria stava pronta inanzi a' suoi quartieri. Ma in pochi minuti "tutte le vie furono barricate; si trassero dalle chiese tutti i banchi; le donne e i fanciulli disselciarono le strade; al tocco delle campane accorreva gente dai villaggi. Una compagnia d'italiani, mentre veniva condutta a chiudersi fra i battaglioni del reggimento Hohenlohe, corse tutta armata a porsi dinanzi al palazzo municipale sotto la bandiera della cittā. Un combattimento a foco vivissimo durō quasi un'ora; molte perdite si fecero d'ambo le parti, esposti com'erano i bresciani a mitraglia incessante". Il popolo s'impadronė dell'arsenale e di due caserme, condusse molti prigioni al municipio; Michele Busoni e Carlo Scrittore arrestarono alla testa d'un battaglione il maggiore Wimpffen. "Schwarzenberg e l'arciduca Sigismondo furono veduti fuggire scompigliati, e il secondo senza cappello in testa, attraverso gli orti, scavalcando le siepi". V'ebbero pių di 45 cittadini feriti o uccisi; tra i quali, crudelmente trucidati in una caserma, i due prigionieri Bertolini e Segalini "si trovarono inchiodati colle baionette sul tavolato, con un rosario al collo".
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