Ma Longo e Mompiani, che s'erano fitti in capo di proteggere dall'impeto del popolo il nemico, publicarono verso sera una convenzione da loro conchiusa. Dicevano: "che ad oggetto di risparmiare il sangue cittadino e quello dell'austriaca guarnigione, essi, colla mediazione del cavalier Breinl, avevano convenuto col principe Schwarzenberg che la guarnigione uscirebbe dalla città e dal castello con tutti gli onori militari. Le porte della città rimarrebbero chiuse fino all'alba". Temevano forse che il popolo desse ai nemici troppo affettuoso saluto? Intanto dichiaravano "cessata l'austriaca dominazione e proclamato il governo provisorio. Cittadini! ora non avete altro debito che quello di rispettare la guarnigione austriaca". E in una circolare alle communi, anzichè dar loro alcun bellicoso impulso, dicevano: "proclamato il governo provisorio, mantenete la quiete; attendete gli ordini del capoluogo cui appartenete". Il conte Tartarino Caprioli spinse il delirio della quiete sino a sfoderare la spada contro il popolo in difesa d'un officiale.
Dacchè volevano risparmiare il sangue, dovevano patteggiare che il presidio si avviasse al Tirolo, seppure era a riporsi fede in siffatte promesse. Ma quando chiudevano le porte al popolo della città, e ingiungevano la quiete al popolo delle campagne, potevano concedere al nemico di mettersi impunemente per la via di Crema? concedergli di marciare al soccorso di Radetzky? allo sterminio di Milano? Se, in luogo di servire alla causa italiana, avessero voluto servire all'Austria, avrebbero potuto operare altrimenti?
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