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      Facciamo il caso che per tal modo i cremonesi, anzichè trovarsi liberi il quinto giorno alla matina, e i bergamaschi e bresciani la sera, avessero sollecitato d'uno o due o tre giorni; e che coi battaglioni italiani di Sigismondo, dell'Alberto, del Ceccopieri, del Haugwitz, e le batterie di Cremona e Brescia, e il popolo delle città e del contado, si fossero precipitati con ogni maniera di veicoli e d'armi verso i ponti dell'Adda, dai quali Bergamo e Cremona erano lontane 10 miglia, e Brescia poco più di 30. È certo che, al settimo giorno, Benedek non avrebbe trovato aperto il ponte di Pizzighettone, nè Radetzky quello di Lodi, o gli altri delli infiniti corsi d'acqua che frastagliano tutto il paese tra Milano e Mantova. Oltre ai quattro o cinquemila italiani, che l'applauso dei popoli avrebbe inebriati di coraggio, oltre ai 25 cannoni, si potevano portare ai ponti dell'Adda, o almeno a quello del Serio dietro Crema, tutti gli armati dei territori di Bergamo, Brescia, Crema e Cremona. Quelle popolazioni sommano a più di 900 mila anime; a un uomo per cento, sarebbero stati 9 mila i combattenti; a due per cento, 18 mila. Aggiungi i soccorsi di Piacenza, che, lontana da Pizzighettone solo dieci miglia, fu libera sin dal giorno 20; e riparata dietro il Po, non aveva a temere per se medesima. E vi sarà chi dica che il popolo, per aver vittoria di Radetzk, vi adoperò tutte le sue forze?
      Scese la quinta notte. Era "una terribile risoluzione" (ein furchtbarer Entschluss); ma era necessità lasciar Milano.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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