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      Le brigate Maurer e Strassoldo si erano riunite. "I generali Clam e Wohlgemuth, che avevano diroccato ogni casa presso i bastioni, proteggevano la marcia; presso la Porta Tosa e Romana tutto era in fiamme. Alle 9, tutti (gli altri) corpi furono al loro posto; erano 14 battaglioni, sei squadroni e tre batterie, con una sterminata quantità di carriaggi; quivi le truppe aspettarono per due ore in perfetto silenzio; molti e molti soldati cadevano per terra spossati dalla fame e dalla stanchezza". Al dir d'un prigioniero, "è impossibile descrivere al vero la confusione di quella notte; i soldati erano affollati nel cortile; si udiva il crepito delle fiamme che ardevano mucchi di cadaveri, lo scàlpito dei cavalli, il rumore delle rote; udivamo gridar l'ordine della marcia. Intanto a coprire quella ritirata, il cannone andava sempre più infuriando. Il cannone a poco a poco si fece lontano; cessò il trambusto nei cortili". Al dir d'un officiale: "Le truppe, spiegate in colonna, furono messe in marcia alle undici; tennero la linea dei bastioni sino a Porta Tosa (una parte solo sino a Porta Orientale). Il maresciallo Radetzky escì dal Castello in una carrozza tra un battaglione e l'altro. Alli sbocchi delle vie erano collocati altri cannoni, che tiravano continuamente entro la città; i soldati, distesi in catena per tutto lo spazio, scaricavano anch'essi i loro fucili. Il continuo fragore, le grida che si udivano dall'interno, le campane che sonavano a stormo, le tenebre illuminate qua e là da un incendio, formavano un terribile spettacolo, che non potrà mai essere cancellato dalla memoria". "Molti dei cittadini accorrevano a tribolare il nemico.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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