Gli avamposti erano continuamente allarmati dalli spari delle vedette, cui pareva d'essere ad ogni momento attaccate dal nemico
. Cosģ un officiale; e un altro, nell'Allgemeine Zeitung: "Non si poteva veder cosa pił desolante che il passaggio per Crema. Carri pieni di feriti; qua un dragone con un berrettone di fanteria; lą un cannoniere coll'elmo d'un dragone, o con abito cittadino; lą un altro senz'abito. Tutti, per la disastrosa pioggia e il pernottare all'aperto, pieni di fango e di sangue. Non si conosce quasi pił il colore d'alcun uniforme. I nostri cavalli da molti giorni non videro avena. Radetzky e molti veterani dicono che in nessuna guerra si vide mai cosa simile". Ma la guerra di popolo era gią finita all'Adda. Vegliava a salvamento dell'informe orda straniera il governo fusionario di Brescia, che aveva predicato ai popoli la quiete e il rispetto alli austriaci. Solamente, tratto tratto, gli indocili volontari infrangevano il santo precetto. "Una colonna volante di volontari", dice il succitato officiale, "avevano attaccato una divisione del reggimento ulani Imperatore, ed un mezzo battaglione di croati; del quali avendo uccisi parecchi, costrinsero il resto a ripassare il Chiese. Continuavasi a' fianchi dell'esercito il servizio di grosse pattuglie e ricognizioni; e nel giorno 2 aprile, mentre eseguivasi dai nostri questo servizio, incontratisi in un distaccamento nemico, furono fatti prigionieri due lancieri piemontesi. Fu allora che si ebbe certezza di avere a fronte truppe regolari; il che faceva dire ai croati che colli insurgenti eranvi anche soldati francesi, mentre non chiamavano italiani che i soli corpi franchi.
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