Verona e Mantova stanno tra la sedizione e l'ossequio; Lodi fa un cenno appena di sollevazione; Pavia e Piacenza, meno illuse delle altre città intorno ai soccorsi del re, non si commovono affatto. E tosto Cremona disarma Pizzighettone, apre il passo dell'Adda ai presidii di Piacenza e Pavia; e insieme a Bergamo e Brescia tollera che i corpi smembrati possano raccapezzarsi sull'Ollio, per poi recarsi all'incontro dell'esercito che retrocede disfatto dalla battaglia di Milano. La sola Como fece quanto umanamente si poteva; di 1500 nemici ella non lasciò fugire uno solo; e tosto si mosse al soccorso della vicina città. Se tutte le altre avessero ugualmente operato, traendo seco attraverso ai passi del nemico tutte le loro forze, come avrebbe mai potuto la sbattuta e famelica masnada aprirsi fra tante aque e piantagioni e difese muraglie la via? Già prima di prender le mosse, le soldatesche, che avevano vegliato tante notti, "cadevano per terra spossate di fame e di stanchezza"; già nel primo sfilare, sotto una tempesta di palle, e in un angusto passo fra due file di case incendiate, bastò un cavallo spaventato a disperdere due battaglioni stranieri, e dar ansa a un battaglione italiano di raggiungere i fratelli; le strade intercise da fossati di formidabili proporzioni, gli arbori rovesciati sul terreno, le fucilate di San Giuliano fecero che quattordici ore appena bastarono a dieci miglia di viaggio, essendo la colonna distesa sopra cinque ore di cammino. E l'esercito era talmente pronto a ingrandire colla paura gli ostacoli veri, che s'imaginò d'aver vinto una battaglia per entrare in Marignano, d'onde non era uscito un sol colpo di foco; e trapassò vergognosamente la notte fra l'ubbriachezza e lo spavento, col quartier generale ingombro di valigie e invaso da fanciulli e donne.
| |
Mantova Lodi Pavia Piacenza Cremona Pizzighettone Adda Piacenza Pavia Bergamo Brescia Ollio Milano Como San Giuliano Marignano
|