Questa è l'istoria vera, che parrà strana a molti, e parve quasi incredibile a noi, mano mano che l'andavamo raggranellando da codesti frammenti di repertori officiali e di gazzette. E perciò sfidiamo i redattori della Croce di Savoia e altri simili ingannati o ingannatori, a comporre di siffatta materia un altro volume, e trarne, se possono, un altro costrutto.
Vantarono gli scrittori militari il gran numero dei soldati italiani ch'era nell'esercito d'Italia; e noi proviamo che nessun paese d'Europa fu tenuto mai con maggior proporzione di soldati stranieri, poichè i battaglioni stranieri al regno Lombardo-Veneto erano 45; e 38 di essi erano interamente slavi o tedeschi o magiari. Onde, se questo fatto è strano, come giudica l'autor di Custoza, fu strano in senso contrario a ciò ch'ei s'intese; e non è vero che avesse des graves conséquences. Coi battaglioni tutti italiani non si perdè Mantova; e coi battaglioni croati e stiriani si perdè Venezia. E in nessun luogo l'esercito ebbe più trista sorte che a Como, ove non v'era un solo soldato italiano, ma erano tutti croati, carinti e ungaresi; e rimasero tutti, fino ad uno, feriti o morti o prigionieri, coi loro colonnelli, l'uno dei quali tedesco e l'altro croato. E in Milano v'erano fin dal primo giorno settemila boemi e moravi, e inoltre croati e tirolesi e ungari a piedi e a cavallo: e d'italiani un sol battaglione di linea e alcune compagnie di poliziotti; e combatterono pur troppo al Genio e a San Bernardino, e non si fecero disertori se non dopo ch'erano usciti di città. E croati erano quelli che fugirono da Appiano per deporre le armi a Varese; croati quelli che si ridussero a bersagliare dalle finestre delle caserme il popolo di Bergamo; e lancieri polacchi e dragoni tedeschi erano quelli che si lasciarono prendere dai contadini nelle basse di Brescia; e ungaresi gli 800 che patteggiarono coi parmigiani a Colorno.
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