Al contrario, italiani erano quelli che decisero il disarmo di Crema, e italiano il battaglione che salvò contro ogni aspettazione all'esercito il passo di Lodi. È vero che a Pizzighettone e Cremona gli italiani non vollero pugnare col popolo; ma così non pugnò nemmeno il popolo, e la sottrazione delle due quantità non alterò l'equazione. Ma diremo di più. Ben poterono gli azegliani di Brescia tener frenato per quattro giorni quel popolo predicandogli la fratellanza, perchè i soldati bresciani del Haugwitz e, in parte i goriziani e istriani del Hohenlohe erano del suo sangue e della sua lingua. Come poteva il popolo concepir furore contro quelli infelici sforzati, che in procinto di partire la pregavano a impedir loro la partenza, e protestavano di voler vivere e morire coi loro fratelli? Ma se il popolo avesse avuto a fronte la barbarie croata o l'arroganza teutonica, l'avrebbero le senili ciancie dei moderatori rattenuto per quattro giorni? Il popolo bresciano nè poteva trucidare gli italiani, nè trarli seco; perchè, oltre alla malia della disciplina e del giuramento, essi dovevano temere assai più i loro capi stranieri e feroci, che i loro avversari e fratelli. Al contrario, se fossero stati tedeschi o slavi, avrebbero avuto maggior paura del popolo furibondo, che non del bastone de' caporali. Sì, se fossero stati due o tremila tutti stranieri, in quella fiera provincia di 340 mila anime, ove, l'anno appresso, si vide il popolo leone avventarsi sotto la mitraglia col coltello in pugno, noi diciamo che i soldati avrebbero fatto in Brescia ciò che i loro compagni fecero in Varese, in Como e in Venezia.
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