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      Alle carte secrete abbiamo aggiunto di giorno in giorno non solo tutti gli atti pubblici del governo di Milano, ma quelli pur numerosi, benchè poco noti, dei governi e comitati di Brescia e Cremona; in buon numero quelli di Como e Pavia; alquanto scarsi quelli di Bergamo; ma parecchi pure d'altre minori città. Sono all'incirca 400; e, vi si discerne già il secreto contrasto che doveva ben nascere (e che sfortunatamente non fu maggiore) tra l'impetuoso buon senso dei popoli e l'insensata astuzia dei maggiorenti, i quali, per la seconda volta in mezzo secolo, conducevano in precipizio la patria. Volevano tenere inerme ed umile il popolo, affinchè sentisse tosto imperiosa la necessità, e scendesse prontamente a tali patti che assicurassero certe grandezze che l'Austria aveva loro vanamente fatto sognare nel 1814 e nel 1838; e che senza l'Austria o senza la Savoia, non avrebbero mai potuto operare, in paese ove i doni dell'opinione e della fortuna erano già troppo largamente disseminati.
      E perciò, fra tanti atti loro, non un solo che tendesse veramente ad infiammare le turbe e incalzare il nemico. E vediamo talun di loro riputar quasi malagrazia che non si volesse lasciare al re qualche avanzo di nemici da vincere. Onde non appena il mattino della domenica, 26, fu vista spuntar da lungi sulla pianura la brigata Bes (non destinata altronde per allora ad assalire gli austriaci, ma solo a patrocinare il governo in Milano), essi affiggevano incontamente per le vie: "Le truppe piemontesi giungono oggi stesso per unirsi a noi.


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Considerazioni sul 1848
di Carlo Cattaneo
pagine 217

   





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