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      Ma la società indiana non imparò quelle dottrine; si tenne rigidamente chiusa nelli antichi suoi pensieri; e nell'intime sue condizioni rimase qual era prima. Una terza stirpe dominatrice si era sovraposta alle altre due più antiche; e la nuova classe delli schiavi si era aggiunta al novero delle stirpi disprezzate e infelici. E inoltre, all'arrivo dei musulmani erano precorse le fugitive reliquie dell'antica nazione persiana, e avevano salvato nell'isoletta di Bombay e nei monti vicini i libri di Zoroastro; alcune famiglie cristiane della fede di Nestorio si erano rifugite dalla Siria nel Malabar; e dietro i passi del conquistatore il commercio traeva alcuni Armeni ed Ebrei. La conquista che altrove confonde e assimila le stirpi, in India non le assimilò, anzi accrebbe il numero delle primitive divisioni.
      Tutta quella potenza dopo due secoli era trapassata nelli Afgani, che dilatarono il dominio musulmano sino alla foce del Gange (1210); e dopo non lungo intervallo (1293), varcarono la Nerbudda, penetrarono nella penisola meridionale (Deccan), desolando i templi delii idoli, traendo serve le popolazioni, e accumulando tanta preda, che i soldati nel ritorno gettarono l'argento, come peso soverchio e vile. Fra i venturieri che la conquista musulmana balzò su li antichi troni dell'India, vi fu un Zaffar-Khan, ch'era già schiavo d'un bramino, e divenuto sultano del Deccan fece ministro il vecchio suo padrone (1357). Sotto quel regime adunque la fortuna delli individui non era più avvinta alla casta.


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Dell'India antica e moderna
di Carlo Cattaneo
pagine 63

   





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