Dopo aver preso facile possesso di Delhi (1739), egli, per reprimere un fortuito tumulto dei cittadini, ne fece trucidare più di centomila, sottopose li altri a orribili estorsioni, deformò d'incendii la città; trasse dal [807] tesoro imperiale in denaro, in ori, in gioie per mille millioni, fece dell'imperio mogolo un vano nome. I governatori rapaci, i ribelli Maratti, Seichi, Ragiputi e Pindarri, li implacabili invasori Afgani, e finalmente li Europei approdati oramai da più parti alle marine del Malabar, del Coromandel e del Bengala, ridussero l'India a una lacrimevole confusione, e l'apersero per ogni parte alla conquista.
Il 22 maggio del 1498, il sesto anno dacché Colombo aveva scoperto l'America, erano approdate ai lidi dell'India per la novella via del Capo tre navi capitanate da Vasco di Gama. Egli trovò nel porto di Calicut tutti i tesori che l'Oriente destinava al commercio dell'Occidente, gemme, perle, avorio, seta, indigo, ebano, zucchero, aromi. L'antica catena mercantile che i Fenici avevano tesa, fin dai primi tempi del mondo, lungo le marine dell'Arabia, e che con un estremo si collegava alle isole Malesi e alla China, dall'altro alli Italiani dominatori del Mediterraneo, era spezzata. Verso i tempi medesimi le irruzioni dei Turchi avevano interrotte le vie terrestri della Siria, della Georgia, della Moscovia.
L'anno seguente Cabral condusse nei mari dell'India trenta navi; sperperò colle artiglierie i fragili legni dell'Oriente; sterminò quei naviganti, i cui principi riconobbero tosto l'alto dominio del Portogallo e cacciarono dai loro porti i mercanti musulmani.
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