Codeste regioni profondamente musulmane rappresentano in Asia ciò che sono la Germania e la Francia in Europa, cioè nazioni stabilmente armate che frapposte ai due colossi, nel conservare l'equilibrio della pace e della guerra, difendono la propria libertà.
Le grandi nazioni musulmane non sono una flessibile materia di conquista. Li Inglesi sudano in Afgania e in Arabia, come i Francesi in Algeria, come i Russi in Circassia e Chirghizia. Li Stati, dove l'islamismo è fede di popolo, sono ben diversi da quelli dove esso tiranneggia popoli cristiani o bramisti, noncuranti di mutazione e forse desiderosi. Attraverso a quella zona di genti bellicose e sprezzatrici d'ogni cosa straniera, il passaggio, quando pure fosse facile ad aprirsi, non sarebbe facile a tenersi con sicurezza aperto. Nessuno potrà consigliare a un esercito russo di sprofondarsi nel mezzodì, lasciandosi alle spalle quella colluvie di genti inospite, rette da incerti dominii, volubili nelle alleanze, necessariamente nemiche di chi vince, inette forse a sostenere un'ordinata battaglia, ma sempre redivive nella dispersione della sconfitta. L'ardua impresa non è tanto quella di sorprendere una volta la via dell'India con un veloce esercito, quanto di fondare una stabile base d'armi su le barbare e alpestri sue frontiere, e una via larga e libera per tornarvi ogni anno, e rinovellarvi gli eserciti esausti dal clima, e alimentarvi coll'oro e col ferro un lungo combattimento, il combattimento delli Scipioni in Ispagna.
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