AL LETTORE ITALIANO
Italia e Roma !
Tasso
Inviato dalli amici, qualche giorno dopo la presa di Milano, a verificare in Parigi quali speranze mai colą rimanessero alla tradita nostra causa, trovai quelli uomini di Stato profondamente ignari delle cose nostre, e per la gravitą delle circostanze scusabilmente immemori d'ogni cosa lontana. E per li indefessi maneggi delle corti di Torino e Vienna, li rinvenni imbevuti d'opinioni insoffribilmente vituperose a' miei cittadini, e a tutta l'Italia.
D'altro non mi rispondevano che delli eroici sforzi del re Carlo Alberto, stoltamente sventati dalla discordia, viltą e perfidia nostra. Non aveva, a creder loro, la libertą fra noi fondamento alcuno di popolo; la moltitudine era fra noi d'animo tanto austriaco, che a stento l'esercito regio aveva potuto ridursi in salvamento, e proteggere nell'ardua sua ritirata quei pochi gentiluomini, i quali nella squisita educazione e nei lunghi viaggi avevano attinto qualche svogliata e fioca aspirazione di libertą e nazionalitą. Il restante popolo, affatto lazzarone, attendeva solo il ritorno delli stranieri, per dare di piglio nelli averi e nel sangue delli amici dell'indipendenza e di Carlo Alberto; aveva incendiato i sobborghi di Milano; e se non era la saviezza e prontezza dei generali austriaci a occupare la cittą immantinente dopo la partenza del re, l'avrebbe arsa e saccheggiata, anche per suggestione dei republicani. Si citavano li articoli della Allgemeine Zeitung , che parimenti attestavano essere tutto il moto d'Italia raggiro di pochi nobili, di pochi individui della razza bianca, la quale opprimeva e spolpava la razza bruna, indigena delle campagne d'Italia, e costantemente e vanamente difesa dalli amministratori austriaci!
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