Se mi verranno altri documenti e riempimenti, farò successive appendici. Sappiano coloro i quali pongono mano alle cose d'Italia che il giudicio della nazione li aspetta.
Intanto il ministerio democratico di Piemonte fa sequestrare il mio libro francese; e per mia colpa non possono sperare che nemanco l'italiano abbia la sua perdonanza. Infelici li eroi che temono l'istoria!
L'istoria non è più proibita nemmeno in Austria!
Per mia parte, io temo sì poco al mio libro il raffronto con quelli che si scrivono in Torino, che li cerco avidamente; e li cito a lunghe pagine; e ben vorrei che il popolo tutto li leggesse insieme col mio.
Italia, 31 gennaio 1849
IAntecedenti fino al 1847
All'uopo di chiarire da quali sentimenti movesse la nostra insurrezione, conviene adombrare alcuni fatti, dei quali fu naturale e semplice conseguenza.
Nel 1814 la Francia era solamente vinta; l'Italia rimase conquistata. L'occupazione straniera in Francia era un caso fortuito e transitorio; in Italia venne perpetuata dal congresso di Vienna; ed oggidì ancora si decanta come un diritto dell'Austria e come una condizione alla pace d'Europa. Una fazione retrograda sopravissuta a tutte le glorie di Napoleone, accolse come una buona ventura l'invasione austriaca; vide nelle armi straniere la salvezza d'ogni vieto pregiudicio; vi sperò perfino uno strumento di dominio. Ignara delle alte ragioni di Stato, immemore della dignità nazionale, ella sognò di tenersi gli Austriaci a modo d'una guardia di svizzeri. Vedendo i loro battaglioni invadere le sue città, plaudiva dicendo: ecco i nostri soldati; essi ci salveranno dalla rivoluzione.
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