Questo divario di sentimenti dura sempre; ed ha molta parte in ogni nostra cosa.
Nel 1838, avendo l'imperator Ferdinando assunta la corona ferrea del regno lombardo-veneto, una incorreggibile nobiltà accettò come piena satisfazione quella vana comparsa; tornò alla folle e vile speranza d'acconciare i suoi particolari interessi colla servitù straniera; e obliata la casa di Savoia, si strinse di bel nuovo intorno alla famiglia imperiale, in sequela al gran dignitario Borromeo e al podestà Casati. Compose una guardia nobile : fece caricare d'una nuova imposta i beni di tutti i cittadini, per allevare in Vienna una brigata di nobili poveri, destinati a servir poi nell'esercito e nelle legazioni. Si videro d'ogni parte spuntar nuovamente le armi gentilizie e le livree gallonate; si videro i cocchieri incipriati, e percorsi i cocchi dai lacchè; nello sfarzoso rammobigliamento delle case signorili si affondarono molti milioni; e si ebbe l'effetto d'umiliare la modestia cittadina, e d'accaparrare l'ammirazione e la reverenza della plebe. All'incoronazione seguitò il perdono dei prigioni e degli esuli; ma non appena la corona ferrea fu riposta nel sacrario di Monza, il governo austriaco ritornò com'era prima.
Delusi pertanto una seconda volta, si rivolsero i patrizii una seconda volta al Carignano. Tutta la loro sapienza di stato si ristette finora in codesto oscillamento dalla casa d'Austria alla casa Savoia. - Ma l'antico loro complice era da lungo tempo re. E questa volta l'esercito era suo; nè doveva egli prima guastarlo, per farselo strumento di grandezza.
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