- Far tacere la parola che ha proferito, separare ciò che ha congiunto, inimicare la religione alla nazionalità, non è più in sua mano.
Insieme col sacerdozio trassero alla causa della libertà i contadini e la parte più stupida del partiziato e della cittadinanza. L'Austria rimase solitaria. Dopo trentaquattro anni di dominio, non restò vestigio in Italia di fazione austriaca. Per verità nessuno aveva mai voluto lo straniero come straniero; sarebbe stato contro natura.
Per la prima volta in Italia, tutti gli animi erano dunque congiunti in un voto solo. Ma codesta unanimità celava una fonte di mali. Si doveva fare una rivoluzione, si doveva romper guerra al passato; e a capo dell'impresa stava una nobiltà adoratrice d'ogni passata cosa, con un re assoluto e un papa. Adunque le mani medesime che poco stante ci avevano consegnati al dominio barbaro, ora dovevano liberarci ! - Non era questo un controsenso aperto? - Non era assurdo lo sperare da siffatte condizioni un ragionevole effetto?
Ma perchè mai l'ordine cittadino, il quale aveva il senso e l'interesse vero alla rivoluzione, non aveva egli impugnato le redini del movimento? - E' ciò che ci resta da dire.
IILe dimostrazioni
L'impresa dei cittadini era molteplice, abbracciando ella ad un tempo l'acquisto dell'indipendenza e quello della libertà.
Per conseguire l'indipendenza era mestieri combattere, e pertanto avere un esercito; e si è già mentovato come la parte retrograda, nel delirio della vittoria, avesse immolato all'Austria sua protettrice i nostri soldati.
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