Il truculento Radetzki armava il castello; faceva partire da Milano il governatore Spaur uomo mansueto; faceva partire il vicerè e la sua famiglia; voleva averci affatto in mano de' suoi.
Avezzo a tarda veglia, io potei contare dalle mie stanze in due ore ben nove pattuglie; in quelle notti carnevalesche, già sì festose, non altro si udiva che la greve e tarda pedata del soldato. Ogni giorno, deportazioni improvise rapivano altri cittadini; le donne tremavano; l'ansietà cresceva; eppure nessuno fuggiva; un lume di speranza era in fondo ai cuori. Le novelle d'ogni giorno accendevano sempre più le menti; un giorno, era ribellione a Palermo; un altro, la costituzione a Napoli; un altro, a Firenze, a Torino; un altro la republica a Parigi. Il falso, aggiunto al vero, accresceva la febre; si sussurava di sessantamila fucili, già preparati per noi da Carlo Alberto, lungo la frontiera; - di quarantamila, già introdutti per noi in Milano; - d'un contingente chiamato all'armi in Torino; di due contingenti, di tre, di quattro; - entro due mesi, entro uno, a giorni a giorni, ogni cosa sarebbe presta alla guerra. E li Austriaci dal canto loro publicamente dicevano, che, per frenare il Piemonte, erasi dimandata in pegno Alessandria; e vantavano prefisso alla loro entrata colà il 6 di Marzo.
IVLa sollevazione
La sera del 17 marzo uno degli amici miei, che veniva all'istante dalla casa del conte O'Donnel vicepresidente del governo, avendomi annunciato che una nuova sedizione in Vienna ci apportava l'abolizione della censura, io deliberai tosto di por mano pel dì seguente alla publicazione d'un giornale.
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