Considerando che, per l'improvisa assenza dell'autorità politica, viene di fatto ad aver pieno effetto il decreto 18 corrente della Vicepresidenza di Governo, col quale si attribuisce al Municipio l'esercizio della polizia, nonchè quello che permette l'armamento della guardia civica a tutela del buon ordine e difesa degli abitanti, s'incarica della polizia il signor delegato Bellati, e in sua mancanza il signor dottore G. Grasselli aggiunto, assunti a collaboratori del Municipio il conte Francesco Borgia, il generale Lecchi, Alessandro Porro, Enrico Giucciardi, avvocato Anselmo Guerrieri e conte Giuseppe Durini."
Così al terzo giorno d'una ribellione vittoriosa, ch'egli chiamava gesuiticamente un'improvisa assenza dell'autorità, Casati si appigliava al decreto d'un vicepresidente prigioniero, onde permettere ai cittadini d'armarsi e difendersi.
Infastiditi di codesti avvolgimenti in faccia al pericolo, ci raccogliemmo in altra stanza per fare il Consiglio di Guerra proposto già nella notte. Il mio nome trovandosi il terzo nella lista che si rifaceva dei votanti, parecchi mi dissero di comporre io medesimo il Consiglio, prendendo meco li altri tre nomi qualsiansi che fossero primi in lista. Riputando necessità in tal frangente d'accettare quel segno di fiducia, separai con un tratto di penna quei primi nomi ch'erano: Giulio Terzaghi, Giorgio Clerici, Carlo Cattaneo, Enrico Cernuschi; e scrissi in capo al foglio: Consiglio di Guerra, composto per ora dai quattro primi iscritti.
Rimovendo ogni controversia di forme politiche e di confini principeschi, noi deliberammo di parlare immantinente a nome dell'Italia e della Libertà. In fronte a tutti li atti nostri era scritto: Italia Libera.
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