Cittadini! - Il generale austriaco persiste, ma il suo esercito è in piena dissoluzione. Le bombe ch'egli avventa sulle nostre case, sono l'ultimo saluto della tirannide che fugge.
Molti officiali si danno prigioni. Interi corpi atterrano le armi avanti al tricolore italiano. Alcuni, trattenuti dall'onor militare, domandano a deliberare un istante, supplicandoci di sospendere il vittorioso nostro foco.
Cittadini, perseverate sulla via che correte; essa è quella che guida alla gloria ed alla libertà
Fra pochi giorni il vessillo italico poggerà sulla vetta delle Alpi. Colà soltanto, noi potremo stringerci in pace onorata colle genti che ora siamo costretti a combattere. Cittadini, fra poco avremo vinto; la patria deciderà de' suoi destini; ella non appartiene ad altri che a sè. I feriti sono raccomandati alle vostre cure; alle famiglie povere provederà la patria."
Si fece appello a quei veterani che esitavano a mettersi fra i combattenti. - "Non è mai delitto difendere la patria", si diceva loro. Si suggeriva al popolo che nell'atto di cacciare il nemico dai publici stabilimenti, non lasciasse commetter guasti; e il popolo salvò le raccolte scientifiche, i dipinti, le carte, e i denari. Si publicarono i nomi dei poveri cittadini che con ammirabile astinenza e fedeltà consegnavano li oggetti preziosi venuti in loro mano. Il saccheggio e l'incendio furono armi lasciate ai nostri nemici.
Verso il meriggio del terzo dì, un parlamentario venne scortato dai cittadini al Consiglio; era un maggiore de' Croati Ottochan; credo quello stesso Sigismondo Ettingshausen che poscia trattò la resa di Peschiera.
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