Questo riserbo spontaneo risparmiò allora al Casati e a' suoi la diffidenza e lo sdegno del popolo.
A un'ora dopo il meriggio di quello stesso dì, la municipalità dichiarò publicamente d'assumere ogni potere, sino al ristabilimento dell'ordine e della tranquillità, e d'aggiungere a suoi collaboratori Stringelli e Borromeo. Il futuro governo di S. M. Sarda era dunque già costrutto; gli macava solo di ripudiare apertamente il nome austriaco, e di riconoscere il nuovo padrone. Faceva senso doloroso a molti l'identità del nome, fra parecchi di coloro che ora mettevano le mani sul potere, e coloro che nel fatale interregno del 1814 ci avevano fatti servi dell'Austria. Più sollecitata di mettere radice alla sua potenza che non di vincere, la municipalità istituì, quel giorno stesso, comitati di non so quale finanza e di non so quale polizia, ove pose in gran numero i suoi clienti, riservandosi poi d'allontanare a miglior tempo quelli che allora non poteva escludere. Contrapose al nostro Consiglio di Guerra un Comitato di difesa; ma com'era naturale, gli riescì composto d'uomini coraggiosi e stranieri alla corte; onde, invece d'assecondare le misteriose insinuazioni sue, si affratellò lealmente con noi. Lo componevano Carnevali, Luigi Torelli, Ceroni, Antonio Lissoni e Augusto Anfossi; il quale ultimo, fu il dì seguente ucciso da una palla in fronte.
In quelle prime giornate, avidi alcuni d'avere armi e polvere si spingevano a cercarne anco fuori delle barricate; e si ponevano alle porte delle case, sperando che sopravenisse qualche drappello di nemici per corrergli sopra e afferrarlo e disarmarlo, essendo che l'Austriaco è naturalmente meno destro e meno audace dell'Italiano.
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