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      Si vanno fondendo bombe e cannoni. Rimanderemo alla tirannide straniera le sue palle, con suvvi scritto libertā italiana. Viva Pio IX.
     
      E poco dopo: "Alcuni acquedutti che passano sotto ai bastioni sono asciugati, e ci mettono in communicazione col di fuori. Il palazzo del Genio Militare fu preso dai nostri prodi colla baionetta; in tre giorni hanno giā imparato a battersi come veterani. Al di fuori, cinquanta uomini di Marignano hanno sorpreso con un'imboscata un battaglione di cacciatori, che credendosi in faccia a corpo numeroso si diedero alla fuga, abbandonando morti e feriti. Il nemico manca di viveri; li officiali furono visti con pezzi di pane nero in mano. Il nemico ci chiede un armistizio, certamente per potersi raccogliere e ritirare, ma č troppo tardi; le strade postali sono ingombre d'alberi abbattuti; la sua ritirata diviene giā difficile. Coraggio; avvicinatevi d'ogni parte ai bastioni; date la mano alli amici che vengono a incontrarvi; questa notte la cittā dev'essere sbloccata da ogni parte. Valorosi cittadini, l'Europa parlerā di voi; la vergogna di trent'anni č lavata. Viva l'Italia."
     
      E pochi istanti dopo si ripeteva: "Prodi avanti ! la cittā č nostra; il nemico si raccoglie sui bastioni per avvicinarsi alla ritirata. Fategli premura; tormentatelo senza riposo; questa notte tutte le porte devono essere sbloccate. Ottomila uomini raccolti dalla campagna stanno per darvi la mano: le truppe straniere dimandano tregua: non lasciate tempo ai discorsi. Coraggio; finiamola per sempre.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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