Furono respinti; nel ritorno in città trovammo due dei loro cadaveri attraversati alla via. Ma il cancello non si potè più aprire; e il pittore Borgo Carati che più tardi vi si cimentò, ebbe a ritornare col suo cappello calabrese forato da due palle, senza potervi peranco riescire.
Qualche ora dopo, il bastione veniva occupato, alquanto più a tramontana, dalla compagnia del cittadino Colombo. Intanto dalla parte opposta della città, quelli ch'erano con Luciano Manara, facendosi avanti con barricate mobili, fatte di grosse fascine rotolanti, espugnavano la Porta Tosa, difesa da forse duemila uomini e sei cannoni. E a sera, li insurti della campagna aprivano di forza Porta Comasina. L'intento mio nel porgere questi particolari, non è di fare una descrizione del combattimento, al che mi mancano troppi fatti; ma di additare quelle circostanze che dimostrano come Radetzki non potesse assolutamente sostenersi più a lungo in città. Le masse colle quali occupava isolatamente le porte, venivano in quella sera ad essere fra loro separate; e sarebbero poi state ad una ad una accerchiate dal di dentro e dal di fuori, e oppresse dal numero. La ritirata era inevitabile, urgente. È un fatto capitale; e vuolsi mettere bene in chiaro. Poichè si è poi asserito molto vanamente, che se Radetzki uscì disordinatamente di Milano alla sera del 22, fu per sottrarsi all'esercito piemontese; il quale veramente non comparve sotto le nostre mura se non dopo il mezzodì del 26. La risoluzione di romper guerra all'Austria fu presa a Torino la sera del 23, per effetto del tumulto che produsse nel popolo la nuova della nostra liberazione.
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