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      Dio li scorga salvi e lieti ai loro focolari! Dio ha voluto che la nostra vittoria li redimesse da una milizia ch'era una servitł.
      Testimoni delle tremende angustie che il nostro popolo quasi inerme ha superate, essi vi potranno dire a quali atti d'incredibile crudeltą proruppero in quei giorni i satelliti dell'antica tirannide. Quando essi vi narreranno dei vecchi, delle donne e delli infanti sbranati e arsi vivi, intenderete da quale abisso di miseria la providenza ci abbia salvati.
      Quando vi narreranno che nondimeno il nostro popolo in mezzo all'ira accolse come fratelli i feriti e i prigionieri, vedrete quanto sia degno dell'amicizia di tutti li uomini generosi; e abborrirete tanto pił la diffidenza e l'odio che le volpi auliche avevano messo tra la vostra nazione e la nostra.
      Prodi Ungari ! quando nel 28 aprile 1814, quattro settimane dopo la presa di Parigi, noi liberamente e volontariamente accogliemmo nella nostra cittą l'esercito austriaco, era a condizione che un principe del sangue di Maria Teresa ci reggesse con governo nostro e indipendente.
      In quella vece abbiamo patito trentaquattro anni di perfida oppressione e di depredazione continua. E ciņ che pił ci affliggeva si era che con indescrivibili artificii non solo noi, ma tutta la nazione italica era fatta apparire agli occhi del mondo una stirpe degenere e imbelle. Il sangue di trecentomila nostri combattenti che nelle guerre francesi aveva irrigato i campi di Colberg, di Austerliz, di Raab, di Genova, di Valenza, di Cąttaro, di Malo-Jaroslavetz, di Bautzen, di Dresda, di Lipsia, di Hanau, di Mantova, fu perduto; perduto per il nostro onore.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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