Siamo grazie a Dio, che ci concesse alfine la mitraglia di Palermo e di Milano.
Il nostro popolo si sente ora come un gentiluomo che si è sciolto dalla calunnia con un duello.
Questo popolo vi tende dunque la mano consacrata dalla vittoria e pura di vendetta e di crudeltà. Egli non vi dimanda di violare i doveri che avete verso il vostro paese. Egli vi dimanda quella nobile amicizia che nelli antichi tempi annodava anche tra campioni costretti dal destino a combattersi. Voglia Dio toccare i perversi cuori di coloro che, arbitri delle sorti delle genti, le spingono a vicendevole distruzione.
Sarebbe degno della luce dei tempi che i popoli non traessero più la spada se non nella difesa della terra natale.
Per molti secoli l'Ungaria nella sua lutta con li Osmanli ebbe a suo destro fianco Venezia, al sinistro la Polonia. Compagno allora di gloria, queste tre genti furono poi prese ad un solo laccio d'astuzia e di tradimento. Dio le voglia ancora compagne nell'armi e nella vittoria.
Il comune nemico ora viene dal settentrione. O prodi Magiari! ricordatevi dei fratelli Polacchi.
Ricordatevi che al di là della terra nemica, là preso li Urali, giace nelle tenebre dell'ignoranza e della servitù la patria de' vostri antenati. Ricordatevi eziandío quanto dovete alla madre Italia. Fu italico il primo aratro che solcò la terra della Teissa; furono itale le mani che imposero al vostro Danubio il primo ponte; tutta la vostra patria è sparsa dalle reliquie dei nostri padri. L'Italia vi portò la fede di Cristo; l'Italia vi prestò per dieci secoli la lingua delli altari e delle leggi, il primo vincolo della vostra nazionale unità.
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