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      Doveva pertanto andar con misura; non parlare delle Alpi, non toccare il Tirolo, e nemmeno la Venezia. Doveva in somma attingere i suoi disegni di guerra nelle convenienze della politica, non nelle regole della guerra. Non era un capitano che avesse solamente a vincere. Era un re.
      Pertanto non solo gli era d'uopo rattener l'impeto popolare entro i claustri dello Stelvio e del Tonale; ma soffrire in pace che la linea del nemico circuisse l'estremitą settentrionale del lago di Garda, minacciandogli dalle valli del Clisio la sinistra e le spalle. Perocchč il diritto europeo aveva sancito nel congresso di Vienna che quell'ente irrazionale, parte tedesco e parte slavo, che si chiamava Confederazione Germanica, si distendesse fin in qua di quel lago, italiano pił che mai, ombroso d'oliveti e di cedri, e consacrato dalla musa di Catullo. Non poteva dunque corrispondere all'invito della bellicosa gente del Tirolo. E siccome i nostri volontarii erano usciti di Milano col proposito in mente di penetrare appunto in quella terra, e rivendicare i confini d'Italia lą dove la natura li ha posti e la ragione li addita, egli doveva preporre a quell'impresa condottieri suoi fidi, i quali la sventassero e la menassero a male, da che impedirla non si poteva.
      Egli si era messo in altre spine per le fallaci speranze che l'avvicinarsi dell'esercito suo faceva sorgere nelle cittą venete. - Come campione della nazionalitą e dell'indipendenza doveva risolutamente e ad ogni costo salvare quelle cittą, solo perchč italiane, e senza dettar loro patto alcuno; nč poteva stringer pace che lasciasse l'Austria sul Mincio.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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