Si supponga per un momento che Brusselle, unita alla Francia, volesse farsi capitale di Parigi. Egli sarebbe assurdo, quando anche Parigi avesse un quarto solamente della presente sua popolazione. Or bene, altretanto era assurdo che Torino potesse primeggiare in Italia sovra Milano.
Hanno talune città un tempo di fortuna, ma poi decadono, senza più risurgere. Ma tali altre città, dopo qualsiasi lutto, risorgono sempre a novelle grandezze. Egli è perchè la potenza loro non proviene da fatto d'uomo, ma da cause materiali e di natura.
Tra siffatte città è Milano. Fin dall'era celtica era essa principale nell'alta Italia: Mediolanum Gallorum caput. Divenne poi convegno della civiltà romana; Virgilio vi andava scolare: æmula Romæ. Nei bassi tempi, la chiesa ambrosiana fu la sola che avesse lena di resistere a Roma; serbava lungamente le nozze ai sacerdoti; e ancora oggidì tiene un documento d'apostolica libertà nel suo rito orientale. Nel risurgimento, il popolo di Milano fu il primo d'Europa a serrarsi in fanteria contro la cavalleria feudale; soggiogò anzi a legge scritta le consuetudini arbitrarie dei baroni, libri feudorum; disfece l'imperatore in pugna campale; spianò le castella; ricacciò la feudalità in una lista di terra lungo i monti del Friuli, del Tirolo, del Piemonte, del Monferrato, dell'Apennino. Quando l'Italia trapassò ai dittatori ghibellini, il signore di Milano per poco non si coronò re d'Italia. Rimasta poi quasi senza Stato, pur si trovò alla calata di Bonaparte la sola città ch'egli potesse far capo della sua republica e del suo regno, quando di Torino faceva senza ostacoli un dipartimento francese.
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