Il primo passo si era già fatto il 1 di maggio, molto prima che si proponesse la fusione, quando Giacinto Collegno, classificandola piazza militare di seconda classe, la subordinò quetamente a Torino.
Qual sarebbe stato fra Torino e Milano l'esito del conflitto?
E' una delle quistioni codesta, il cui sciogliemento si attende talora per secoli. Ma un esito molto ovvio e naturale sarebbe stato, che le provincie di nuovo acquisto avrebbero aderito a Milano, sollevandosi contro quell'insolita capitale, e quella retrograda corte. E allora, in uno ai soldati del re, correvano pericolo d'esser cacciate anche le temerarie famiglie, che in quell'occupazione militare avevano cercato un sussidio all'imponente loro ambizione. E forse la guerra civile avrebbe precorso il termine della guerra straniera.
E fors'anche quel moto non sarebbesi circoscritto alle nuove provincie; poichè molte eziandío delle presenti terre del Piemonte sono antiche e vicine membra dello Stato di Milano, e ricordano ancora quei vincoli aviti e geniali. Onde nei primi giorni della nostra libertà, quando le città finitime si volgevano tutte a noi con festivo saluto, Alessandria rammentò d'essere "quasi figlia ai Milanesi"; e Valenza, d'avere con noi partecipato "al giuro di Pontida"; e Vercelli si disse "gloria d'avere appartenuto all'Insubria". A Genova poi si parlava aperto di farsi appoggio in Milano contro la poco amata Torino. Perlochè quando ebbe compimento la sudata fusione di Milano col Piemonte, Torino palesò certa inquietudine, e poco meno che pentimento, quasi si sentisse sull'orlo d'un vortice il cui centro era Milano.
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