Ma Milano non parve farvi mente: e perchè in quel tempo era presta a obliare ogni cosa per l'alto obietto dell'indipendenza: e perchè forse era conscia della sua forza, e la supremazia di Torino non le pareva evento da temersi. Si sa che Carlo Alberto, il quale all'esercito veramente pensava solo alla politica, uscì sovente a dire che Milano gli dava a pensare!
Come re Carlo Alberto, era avverso ai nostri volontarii, i quali potevano spargerli nell'eserciti pensieri di libertà; come conquistatore, era non meno contrario ai nostri soldati regolari, i quali avrebbero potuto, dopo la guerra, essere d'ostacolo alla soggezione in cui ci doveva tenere. Non pago d'averci imposto officiali che non potevano incutere rispetto, nè potevano fondare nei nuovi reggimenti una virile e spontanea disciplina, volle ancora che ogni cosa la quale concernesse l'ordinamento dell'esercito fosse in sua propria mano; e perciò fece consegnare ai suoi generali il portafoglio della guerra. E il primo avvedimento di quella losca politica si fu, di tener fuori dai nuovi reggimenti i giovani più generosi e culti, relegando in battaglioni separati quanto più si poteva degli studenti d'università, di licei, di seminarii, nonchè delle guardia nazionali che volevano aver parte nella guerra, e le bande dei volontarii che difendevano la frontiera tirolese, e lo stesso battaglione delli istruttori, che pure erasi divisato all'uopo appunto di somministrare officiali all'esercito. Queste segregazioni si conducevano in modo che paressero spontaneo effetto dell'ardore di quella generosa gioventù; ma nulla si faceva perchè non avvenissero.
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