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      Pare che questi avvedimenti scaturissero dal conte Giuseppe Durini; il quale aveva voce di gran pratico, principalmente pel disprezzo che professava ai libri.
      Il rimborso doveva cominciare entro un anno, e compiersi nei due seguenti; promessa che non poteva non esser vana; epperò feconda a maturo tempo di discredito.
      Si accettava poi come denaro ogni maniera d'oggetti preziosi. Si vedevano le giovinette offrire un fermaglio, un monile; i vecchi una posata, un candeliere d'argento, un acquasantino. A chi considerava la tremenda gravità delle circostanze e dei pericoli, pareva in verità che si facesse doloroso scherno della generosità e della fiducia del popolo. Con siffatte bricciole non potè giungere a compiere nemmeno la decima parte della proposta somma. E le importunità che a tal uopo si facevano, e l'assidua lista delle donate cianfrusaglie che si sciorinava ogni giorno nella gazzetta, e i ringraziamenti del governo colla seguente preghiera per una più abondante elemosina, costituivano un sistema nuovo e strano nella istoria delle finanze e della guerra; e davano a quei signori aspetto, non so, se di mendicanti o di frati.
      Persone d'ogni ceto, si diceva a nome suo, accorsero ed accorrono, a deporre sull'altare della patria il loro òbolo. Pie ed esemplari concittadine si spogliano volontariamente delli stessi preziosi arredi... Vogliano dunque tutti coloro, cui la Providenza concedeva cospicue fortune, vogliano affrettarsi a sorreggere con benefica mano una causa la più giusta, la più santa.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





Giuseppe Durini Providenza