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      E il governo infliggeva poi tosto a quel corpo una degradazione che l'Austria gli aveva sempre risparmiato, poichè sottraeva al comando militare il suo ordinamento, per farlo dipendere dalla nuova polizia (13 aprile).
      Si tentò avvilire per egual modo la guardia nazionale, scegliendo nel suo seno un corpo prima di seicento uomini e poi di mille, sotto nome di guardia di publica sicurezza (28 e 29 marzo); e doveva esserne colonnello il Fava, presidente della nuova polizia; e i suoi assistenti dovevano formare lo stato maggiore. E ognuno di quei mille doveva essere "di noti principii politici e di specchiata moralità", degno insomma, secondo il § 6, "d'essere comandante delle guardie di publica vigilanza "cioè, dei vecchi poliziotti austriaci, dei quali si vagheggiava la risurrezione. Ma questa non si poteva così tosto operare; nè i cittadini della guardia nazionale tolerarono poi che il colonnello presidente della polizia venisse a fare sopra ciascun di loro l'impertinente scrutinio "dei noti principii e della specchiata moralità".
      Per cacciare fino tra la feccia delle prigioni le influenze e il favore della fazione dominante, la quale per atterrire i buoni voleva guadagnare i tristi, s'instituì una commissione di grazia. Doveva "liberare le infelici vittime di pessime leggi e d'arbitrarie procedure". E il presidente di essa, e pertanto emendatore delle procedure e delle leggi, venne fatto ancora il Fava, ch'era medico o chirurgo. Vi fu allora un Carcano, giureconsulto e praticante di tribunale, ch'ebbe la facezia di chiedere in vista di ciò al governo provisorio d'esser messo direttore di un ospitale di partorienti.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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