E non pensavano, che, rotto una volta a quelle male pratiche, non tarderebbe guari ad accorgersi ch'era ben altro l'interesse suo da quello dei cortigiani di qualsiasi re. Mani abiette, ma non sempre callose, scrivevano sulle pareti delle case note d'infamia; e con lettere cieche turbavano la pace domestica, consigliando l'esilio, e minacciando la morte. Questa brutta guerra, fatta all'ombra delle armi regie, rimase privilegio di quella sola setta. Servi, servite, è il peggio che rispondessero loro sui muri li amici della libertà. Poichè i più di questi parevano immemori d'ogni cosa fuorchè dell'esercizio delle armi; e parecchie migliaja stavano a militare sui confini del Tirolo, e sotto Mantova, o alla difesa di Vicenza e di Treviso; e li altri miravano con disprezzo, e quasi con pietà, una fazione che faceva col popolo sì temerario gioco, e sì poco durevole. Il primo respiro di libera stampa, la prima contradizione alle opere dei governanti, fu repressa coll'invasione violenta della stamperia del Lombardo; il quale ebbe tosto a cessare. Molti onesti giovani furono fatti perseguitare dalla polizia con bastoni e coltelli. I garzoni che vendevano per le strade i giornali liberi, furono vilmente manomessi. Ma le radici della libertà erano già fitte nelli animi; la stampa libera metteva un nuovo ramo ogni giorno; e la stampa servile si faceva ogni giorno più fiacca e melensa. E la guerra intanto nelle mani a Carlo Alberto languiva; e i barbari, non che fuggire, ritornavano d'ogni parte; onde ogni giorno era più chiaro, che, se la dedizione a Carlo Alberto doveva farsi a guerra vinta , non si sarebbe fatta mai.
| |
Tirolo Mantova Vicenza Treviso Lombardo Carlo Alberto Carlo Alberto
|