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      Perlochè i suoi satelliti si agitavano; e mentre da un lato tentavano incuter timore, si studiavano dall'altro d'adescare i creduli con fallaci speranze. Mandavano narrando ai trafficanti che stava in fresco un imprestito di sessanta millioni; ma che i capitalisti, in gran parte genovesi, ponevano per condizione anticipata che Milano si desse prima a Carlo Alberto. E ciò fatto, non solo i rivi dell'oro avrebbero inaffiato il paese e ristorato il commercio, ma la guerra avrebbe sollecita fine. Poichè intenerito il re da un tal pegno di fiducia e d'amore, avrebbe tosto fatto venir di Piemonte tutte le sue riserve; e impugnando risolutamente la spada, la spada d'Italia, come li adulatori dicevano, avrebbe messo i nemici veramente alle strette. Il che dicendo, non s'avvedevano di confessare che il re faceva pertanto di poca fede e di mezza voglia la guerra.
      Il governo provisorio non solo aveva detto di nuovo al suo popolo: "attendete che ogni terra italiana sia libera; liberi tutti, parleranno tutti (29 marzo)"; ma aveva detto al popolo veneto che "a causa vinta la nazione avrebbe deciso"; aveva detto al popolo genovese : "prepariamoci ad assestare tranquilli, dopo la vittoria, le sorti della patria italiana (29 marzo)"; l'aveva perfino promesso al sommo pontefice: "a causa vinta la nazione deciderà". Aveva finalmente istituito una commissione, che studiasse un progetto di legge sulle assemblee popolari, "avendo egli fisso di convocare nel più breve termine possibile una rappresentanza nazionale, affinchè un voto libero, che fosse la vera espressione del poter popolare, potesse decidere i futuri destini della patria (8 aprile)". Alle quali promesse del governo consonava la regale parola di Carlo Alberto, che nell'atto d'intimare la guerra aveva detto ai Lombardi e Veneti: "le mie armi vengono a recarvi l'aiuto che il fratello aspetta dal fratello, l'amico dall'amico"(6). E appena posto il piede sulla nostra terra, aveva in Lodi protestato generosamente: "Io vengo fra voi, non curando di prestabilire alcun patto; vengo solo per compiere la grand'opera dal vostro valore incominciata.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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