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      Nella provincia di Cremona, che ha più di duecento mila abitanti, si trovarono scritti nella pagina negativa soli 24 nomi; in quella di Pavia 9; nella Valtellina 3. Ov'erano dunque "le firme raccolte a migliaia, dalle propagande loro contrarie, con ardore pericoloso, alimentator di speranze, suscitator di passioni?" Nella provincia di Como si votò sopra un'altra formula, nella quali si poneva a patto l'unione coi Veneti; onde, attesa la politica del re incompatibile con quell'unione, il voto della provincia sarebbe caduto indarno. Infine, a togliere quella gravità colla quale i magistrati devono deliberare della salvezza e dell'onore d'un popolo al cospetto delli altri popoli, il governo provisorio, fattosi letteralmente eunuco, brigò uno squittinio di donne; le quali volevano "presiedere al connubio di due frazioni di nazione".
      All'ombra dell'occupazione militare, i brigatori poterono con poco pericolo proprio far minacciare la vita alli oppositori, all'istorico Vignati in Lodi, al Campana in Brescia, allo Scalini in Como, al Rota in Bergamo, a molti e molti in Milano. A Calcio, sotto pretesto d'incendio, si fece suonare a stormo per atterrire l'arciprete Lombardini, il quale non voleva che uno Scotti portasse fuori dal presbiterio i registri; e il governo non fece arrestare lo Scotti, ma l'arciprete; e il vescovato di Cremona voleva interdirlo dalle sue funzioni. Le ribalderie di questa fatta furono innumerevoli; e non sarebbe senza castigo dei colpevoli, nè senza beneficio della patria, l'andarle raccogliendo e publicando.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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