Alcuni si erano associati colli ausiliarii svizzeri nella già mentovata protesta del 25 marzo. E al 29 avevano tenuto un'altra adunanza; ed eravi presente Cesare Correnti, ch'era già fatto secretario del governo, ma fu creduto per lungo tempo d'altra opinione. E vi avevano deliberato una nota, nella quale dimandavano la immediata convocazione d'un'assemblea preparatoria di deputati dei 127 distretti della Lombardia; per costituire un governo centrale con mandato di popolo; per conservare i vincoli attuali coi Veneti, Tirolesi, Istriani e Dalmati; per fare una legge elettorale.
Ma il governo provisorio, non volendo cose di popolo, si procacciò la qualifica di centrale, aggregandosi un membro da ogni provincia; e in ciò preferse li uomini già più devoti all'Austria; per esempio il conte Moroni da Bergamo, il consigliere Rezzonico da Como, il Turoni da Pavia, professore spregiato dai giovani per l'elogio che aveva stampato dell'imperatore Francesco. Nè volle già una legge elettorale decretata da deputati dei popoli; ma solo uno studio di legge, elaborato a lume del governo da una commissione. La quale, avendo avuto l'incarico all'8 aprile, e avendolo già compiuto al 9 di maggio, ebbe a vedersi delusa la sua fatica dal turpe decreto della fusione. Il governo, per allucinare i cittadini, vi aveva compreso, fra li altri, De Boni, Berchet, Basevi, Robecchi, Pagnoncelli.Ma poi non vi badò altrimenti. E non avrebbe tampoco fatto stampare il loro rapporto, se non avessero minacciato di stamparlo essi medesimi.
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